I partiti devono avere il coraggio di rifondare la politica. Il primo passo è cambiare la legge elettorale: se non si trova un accordo basta modificare quella attuale, introducendo le preferenze e cambiando il premio di maggioranza in Senato. Tutto questo si fa in un pomeriggio, se si vuol fare. Credo che nessuno, in nessun caso, possa pensare di ripresentarsi alle prossime elezioni con le liste bloccate, perché sarebbe la nostra fine. Dopo va fatto un ragionamento più ampio sul finanziamento pubblico ai partiti, che a mio avviso deve esserci per evitare il ricorso a forme illegittime o per scongiurare un sistema nel quale a poter fare politica siano solo i Montezemolo e i Berlusconi. Però questo deve essere legato a regole certe. I partiti devono dare garanzie su come questi soldi vengono spesi, sulla partecipazione, sul diritto degli italiani a scegliere i candidati a tutti i livelli, con l’introduzione delle primarie per legge. Se non facciamo questo la cosa peggiorerà. La colpa del difficile momento vissuto dai partiti politici è dei partiti stessi e della classe politica. Esiste un sentimento di antipolitica diffusa che mi spaventa e mette in discussione la politica e la democrazia. Quello che non dobbiamo fare, invece, è commettere l’errore di non distinguere tra classe politica e la politica, che è e resta la forma più bella di impegno civile.
Mar 19