La leader di Fratelli d’Italia presenta un emendamento a favore del piano-occupazione lanciato da Ricolfi sulla Stampa.
L’articolo di Francesco Spini su La Stampa.
II cosiddetto «Job-Italia», ovvero la proposta lanciata dal sociologo Luca Ricolfi e dalla Fondazione Hume dalle colonne di questo giornale e che – tramite la decontribuzione per le nuove assunzioni – potrebbe creare 300 mila posti di lavoro l’anno, approda in Parlamento. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, lo ha presentato sotto forma di emendamento al Jobs Act, lo stesso farà per la Legge di Stabilità.
«Il governo lavora con l’idea di mettere la fiducia su tutto: speriamo se ne possa discutere. È uno di quegli emendamenti migliorativi che il governo, forse, dovrebbe avere l’umiltà di esaminare», dice Meloni. Tanto più, sottolinea, che si tratta di un provvedimento «che si paga da solo e per cui, in buona sostanza, non serve la copertura».
L’idea, riportata nell’emendamento, prevede di consentire alle imprese che aumentino le persone occupate «di almeno un’unità rispetto all’occupazione media dell’anno precedente» di utilizzare, per un massimo di 5 anni (contro i 4 anni, secondo l’iniziale idea di Ricolfi), uno speciale contratto per i neo assunti nel quale il lavoratore – grazie alla decontribuzione – riceve in busta paga 1’80% del costo aziendale, al netto dei versamenti Irpef dovuti. Gli oneri previdenziali vengono invece versati dallo Stato «a valere sul maggior gettito fiscale ottenuto grazie alla crescita complessiva del numero di lavoratori assunti», si legge nell’emendamento.
Con più occupazione «si genera più ricchezza che fa aumentare gli introiti per lo Stato», fa notare Meloni. Rispetto alla proposta Ricolfi, Meloni innalza anche la soglia minima di netto in busta paga da 10 a 12 mila euro, a mille euro al mese, rischiando però di lasciar fuori le imprese che hanno esigenze al di sotto delle 40 ore settimanali.
In entrambi i casi, comunque, è chiara l’incompatibilità di «Job-Italia» con il mini-job alla tedesca e la sua mini busta paga su cui invece il governo appare favorevole. Poi, rispetto alla decontribuzione immaginata dal governo, questa rappresenta una proposta «a costo zero e che si può portare avanti nel tempo finché serve. La proposta del governo costerà 5 miliardi per creare nuove assunzioni nel corso di un solo anno: non solo maggiore occupazione come nella nostra proposta, ma anche diversa occupazione», come la regolarizzazione di precari o partite Iva.
Meloni punta a convincere, se non il governo, l’opposizione e parti della maggioranza. «L’impressione che ho avuto è che finora di questa proposta ancora ci sia scarsa conoscenza». Diverso tra i sindacati: «Ho trovato molto interesse nella Cgil. Sia Susanna Camusso sia Maurizio Landini mi sono sembrati interessati. Del resto non è una proposta ideologica, ma sensata: forse si possono costruire alleanze trasversali».