L’intervista di Maria Cristina Benedetti.
Ancona. Chiara come i suoi occhi, decisa come chi sceglie di sfidare il mondo in solitario. O quasi. Noi siamo qui per provare a governare, non per fare opposizione. Giorgia Meloni arriva da Milano e resetta il navigatore: direzione Marche, in un’alternanza di coordinate geografiche ed elettorali. Noi – e la voce del presidente nazionale di Fratelli d’Italia si alza d’un tono – vogliamo scardinare il potere consolidato. Nella luce abbagliante della sala-arrivi dell’aeroporto Sanzio di Falconara dettaglia il concetto: La cupola.
Mi scusi, la cupola nelle Marche: non le sembra troppo? «Assolutamente no. È ovunque: si privilegiano gli affari di pochi». Non fa sconti. «Sarebbe immorale farne. La sinistra in questa regione viene da due esperienze di governo: un governo attento soprattutto ai poteri forti, che svende le sue aziende ai privati. Sulla cessione Indesit agli americani di Whirlpool, che ora non rispettano i patti pregressi e vorrebbero tagliarne 2.000, tra operai e impiegati dalle Marche alla Campania, Spacca e Ceriscioli ci hanno messo la faccia. Responsabili entrambi».
Che fa mette insieme il diavolo e l’acqua santa? Sulla ripartizione dei ruoli faccia lei. «I due candidati hanno un solo obiettivo: riconfermare la sinistra. Qui lo scenario elettorale non ha il perimetro di un confronto, ma quello di un congresso interno al Partito democratico».
Lo vada a dire a Berlusconi che s’è detto molto, molto dispiaciuto per Fratelli d’Italia e Lega che non avrebbero capito che sostenere Spacca è un’occasione per tutti i marchigiani. «Sì, lo ribadisco, l’opportunità è una sola: riconfermare la sinistra. Semmai è l’ex premier a non aver compreso bene la faccenda. Ultimamente non è molto lucido». Guai alle larghe intese. «Sempre. Come si fa a stare dalla parte di chi s’è combattuto per anni? Come si fa a trasfigurare un rapporto – quello tra gli azzurri e il Governatore uscente – che fino all’altro ieri era ferro e fuoco?».
Morale? «O si erano sbagliati allora oppure mentono adesso e a noi chi mente non piace. Aggiungo: l’unico voto di rinnovamento è quello contro chi è colluso con il governo». Da Spacca al premier, insiste con l’artiglieria pesante. «Renzi non rappresenta il centrosinistra ma le lobby di chi l’ha piazzato a Palazzo Chigi. Il solito potere consolidato». Cupola senza fine. «Che prende forma in chi fa finta di fare opposizione e genera tasse che continuano ad aumentare e a massacrare chi produce. La stessa forma di chi privilegia gli affari di pochi. Una similitudine che conduce in un vicolo cieco: votare Ceriscioli equivale votare Spacca».
Ritocca l’immagine del Governatore traditore che per non perdere la poltrona indossa la giacchetta del centrodestra? Contrordine: tutti a centrosinistra. «È una storia che parte da lontano: già dal 2010 metà del PdL corteggiava Spacca, al suo secondo mandato. È il centrodestra che ha tradito se stesso col Patto del Nazareno – l’accordo del 2014 fra Renzi e Berlusconi – e qui sostenendo le velleità del Governatore».
I muri si alzano. «Sempre più. Con la Lega fisicizziamo il patto anti-Renzi; con il candidato-governatore delle Marche Francesco Acquaroli ci aspettiamo il coraggio delle scelte». Il coraggio – a suo dire – di andare contro i poteri forti. «Il potere più forte di tutti sono gli italiani, i marchigiani, e l’unico voto utile è quello dato per difendere i propri diritti. Basta governi-melasse, basta gente che mente».
Una rivoluzione che nelle Marche parte da…? «WhirIpool-Indesit. Spacca e Renzi avevano salutato con entusiasmo l’ennesima svendita agli stranieri. E ora il colosso fabrianese degli elettrodomestici passerà da 6.000 a 4.000 dipendenti: un affare messo a segno anche con i soldi prestati dallo Stato, 10 milioni di euro nel caso degli americani. Stesso vale per la Prysmian di Ascoli». La controproposta? «I colossi esteri restituiscano il denaro allo Stato italiano e quelle somme vengano utilizzate per aiutare i nostri lavoratori». Le Marche distratte sui porti minori ed espropriate da Renzi sulla centralità del porto dorico che perde l’Authority. «La dimostrazione che si continua a lavorare per creare distanza con l’economia reale a favore della grande concentrazione. Di potere. E Spacca non oppone resistenza». L’ultimo appello. «Al voto utile. Davvero».
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