L’intervista di Carlantonio Solimene.
Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia ha vinto il «congresso» della Fondazione An e si è tenuta il simbolo con la Fiamma. Oggi si sente più forte? «No, perché la forza del mio partito deriva degli italiani. Ho rispetto di quell’assemblea per la storia che rappresenta, ma 500 persone non sono paragonabili agli oltre un milione di italiani che ci hanno votato. Il punto è come far crescere questa quota di elettori, ed è su questo che sono concentrata. L’emozione più grande di domenica non è stata l’assemblea, ma la mattina in piazza a Roma, quando ho lanciato la nostra campagna “Povera Patria” per la raccolta di risorse per le famiglie italiane sotto la soglia della povertà. E ho visto tutta la solidarietà di tantissimi italiani».
Avete promesso una Fratelli d’Italia 2.0. In cosa consisterà? «Entro pochi mesi celebreremo un congresso rifondativo che segnerà un’evoluzione. Domenica ci siamo liberati di qualche zavorra, ora dobbiamo interrogarci su come aggregare una parte diffusa della società italiana che finora non siamo riusciti ad attrarre. Le battaglie condotte per l’economia reale, le famiglie, la scuola sono state importanti. Ma ora dobbiamo confrontarci ancora meglio con la società civile per interpretare la sfida del basso verso l’alto. Tanta gente la pensa come noi, anche a sinistra, e dobbiamo convincerla con un partito che vorrei più leggero e veloce».
Il Sud resta una prateria di voti «congelati». Come conquistarli? «Ad Atreju abbiamo presentato proposte serie. Il Meridione merita che siano valorizzate le sue specificità. Penso al turismo o all’agroalimentare. Di certo non lo si aiuta come ha fatto Renzi, dedicando al Sud una direzione del Pd dopo avergli governato contro per un anno e mezzo. Vedi l’Imu agricola».
I sondaggi stimano la sua popolarità al 28%. Fratelli d’Italia è al 4. Come se lo spiega? «La mia visibilità purtroppo non è quella del partito. C’è una classe dirigente che fa il mio stesso lavoro ma non ha diritto di cittadinanza sui media. Peraltro siamo una forza giovane che combatte senza risorse. Il M5S ci ha messo 7 anni per emergere, rispetto a chi ha la nostra stessa “età” abbiamo fatto un miracolo. In più dobbiamo dimostrare di non essere una realtà chiusa come forse siamo sembrati».
È proprio quello di cui vi accusano i «quarantenni». «A loro non ho niente da dire. Non erano i veri interlocutori». Crede ci fosse dietro Gianfranco Fini? «Non “credo”. L’ho visto». Caccerà da FdI chi ha promosso quella mozione? «È scontato che chi ha fatto un’altra scelta sia coerente. Per me le strade si dividono qui».
Visti i veleni dell’assemblea, è pentita di aver ereditato due anni fa il simbolo e di aver «mischiato» i piani di partito e Fondazione An? «No, perché il simbolo è servito a far capire chi siamo, ha reso chiaro che Fratelli d’Italia era l’unica strada per non far sparire la destra italiana dal Parlamento. In quanto alla Fondazione, nella nostra mozione è scritto che il suo ruolo resterà esclusivamente culturale. Sbaglia chi pensava di fondare un partito e “renderlo grande” con quei soldi. I voti non si comprano».
Fini vuole comunque impegnarsi di nuovo in politica. La preoccupa? «No. La sua destra non è la mia e non parliamo più allo stesso mondo. La mia destra non avrebbe mai votato Monti».
La sua destra è «sottomessa» a Berlusconi e Salvini? «No. Anzi, quello che dà fastidio a molti è proprio il fatto che non abbiamo padroni né padrini e ci siamo rimessi in gioco rischiano il posto. Un coraggio raro in politica».
Come sono i rapporti con Lega e Forza Italia? «Il mio obiettivo è far crescere Fdi, ma non a discapito della coalizione. Altri non hanno fatto lo stesso ragionamento. Miro solo a costruire uno schema credibile per battere Renzi. Mi interessano le idee che ci uniscono e i metodi. Penso, ad esempio, alle primarie per i candidati alle amministrative. Vanno scelte persone di valore, se pensiamo di spartirci le candidature nelle varie città perderemo».
L’Italicum farà rinascere il partito unico del centrodestra? «No. Una cosa è la lista unitaria, un’altra il partito unico. Oggi non ci sono i presupposti, siamo rimasti troppo scottati dall’esperienza del Pdl». Renzi è davvero battibile? «Certo. Gli italiani hanno capito la differenza tra spacconaggine e risultati. Anche la propaganda sulla ripresa è ridicola. Se la confrontiamo con quella del resto dell’Europa, ci accorgiamo che il governo è del tutto inadeguato a sfruttare un’occasione mai così propizia».
3 commenti
Il mio modesto parere (come si usa dire immodestamente) è che il partiti cosiddetti tradizionali abbiano fatto il loro tempo e che, oggi, la gente si aspetti di conoscere programmi per poi votarli oltre chi si propone di attuarli. Facile a dirsi, programmi ed uomini, difficile da attuarsi specie fintanto che durerà l’art.67 della carta costituzionale : “…senza vincolo di mandato” che a mio avviso andrebbe sostituito “con vincolo di mandato”. Il che eviterebbe la transumanza per conservare poltrona e prebende. E…poi, i politici dovrebbero esibire tutti i certificati che si pretendono per i pubblici impiegati: cittadinanza,penale, carichi pendenti, buona condotta…oltre a dichiarare proprietà e redditi al momento d’entrare in politica e al momento d’uscirne.
molti vecchi militanti si sono allontanati sfiduciati dalla unione con forza italia e molti dopo anni di sacrifici e di militanza sono stati dimenticati con i nostri governi,si sono favoriti avversari che poi ci hanno tradito,troppa dispersione con centinaia di sigle ,Almirante nel 72 , con l’unione con Pino Rauti riuni le varie sigle, oggi bisogna unire tutte le sigle e fare tre grandi raduni senza paura noi rappresentiamo il meglio dell’italia, siamo la continuità del fascismo, che ha dato dignità e rifatta l’Italia, noi nel cuore abbiamo tanti dirigenti che hanno continuato la tradione da: Almirante, Romualdi,Pisano, Ciccio Franco, Valensise, De Marsanic, Tripodi, Rauti e tanti altri, senza dimenticare le centinaia di giovani che hanno sacrificato la loro gioventù e tanti anche la vita.
nel circolo almirante di taranto assenza di commercianti.