L’intervista di Salvatore Dama.
Il giorno dopo l’assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, prova a riportare i fatti alla loro dimensione reale: «La politica è un’altra cosa. Abbiamo lanciato questa campagna, si chiama “Povera Patria”, in sostegno delle famiglie indigenti. Siamo andati al mercato di San Teodoro per raccogliere generi di prima necessità, c’è stata una bella risposta dai cittadini. Sempre più italiani scivolano sotto la soglia di povertà e il governo Renzi se ne frega».
Parliamo del Midas. «L’assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale è servita a fare chiarezza. Ancora una volta è emerso che il partito che rappresenta le idee della destra c’è e si chiama Fratelli d’Italia. È importante perché quando siamo nati, altri stavano al riparo nei grandi partiti, mentre noi abbiamo sacrificato tutto quello che avevamo, facendo la scelta più rischiosa. E questo perché volevamo che la destra non sparisse dallo scenario politico. Oggi noi continuiamo, con spirito propositivo, a costruire a destra, mentre c’è chi pensa solo a distruggere il lavoro degli altri perché evidentemente ha piacere a sguazzare nelle macerie».
Per altri ex An, Fratelli d’Italia non bastava. Volevano dar vita a un’altra lista utilizzando il patrimonio della Fondazione. «FdI ha un patrimonio straordinario: 1,2 milioni di italiani che in questi due anni hanno creduto nel nostro movimento».
A un certo punto, sabato notte, la mediazione tra componenti sembrava a una svolta. Poi? «La nostra proposta era una fase 2 di Fratelli d’Italia, con un congresso aperto, con regole condivise. Abbiamo teso la mano, senza far valere questi nostri due anni di esperienza e il nostro consenso, che è certo, mentre quello altrui è tutto da verificare. Il segnale che volevamo dare è che Fratelli d’Italia è la casa di tutti quelli che credono nelle idee di destra e tutti devono avere pieno diritto di cittadinanza».
E come è andata? «Non bene. I nostri interlocutori non avevano un obiettivo costruttivo. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, volevano fare una lista alternativa per usare i soldi della Fondazione. Come se i voti si comprassero…». Dietro i “quarantenni” c’erano Fini e Alemanno? «All’inizio ho creduto davvero di trovarmi di fronte a una nuova generazione di interlocutori. Poi ho dovuto fare i conti con la realtà. Loro non volevano trattare, il gioco era frammentare e dividere, nella prospettiva di guadagnare un qualche strapuntino».
È davvero così impossibile una pacificazione con Fini? «Dal Midas è emerso con chiarezza che la mia destra non è quella di Fini. E neanche quella di Alemanno. C’è un’eredità di An che è fatta di idee, e quella va preservata. Ma ce n’è un’altra dalla quale è bene prendere le distanze».
Fini ha detto: «Meloni è la copia sbiadita di Salvini». Cosa risponde? «Non condivido più nulla di quello che dice. Per me la destra non può essere Scelta Civica o Mario Monti». Parlate di identità, ma l’Italicum obbligherà i partiti a correre tutti in un unico listone… «Spero che la legge elettorale possa cambiare, reintroducendo il premio di maggioranza alla coalizione».
E se così non fosse? «Non dobbiamo confondere lista unitaria e partito unico. Siamo rimasti scottati dall’esperienza del Pdl, ma se si ha la capacità di socializzare il meglio rispettando le diversità, si può costruire qualcosa di buono. Con Salvini e Berlusconi ci troviamo su molti temi».
1 commento
Sono uno di coloro che ha creduto nella Destra Sociale fino al 2001 quando ho capito che era una Destra…..societaria. Quello che non hanno capito i dinosauri e’ che ormai fanno parte della pattumiera della Politica e i loro tentativi di rimettere “il culo sullo strapuntino” e’ qualcosa di triste e velleitario: tutti abbiamo capito che Alemanno, Fini e compagnia “cantando” non si sono rassegnati, dopo i danni e le malefatte compiute, ad tornare a lavorare (qualora ne avessero un necessario bisogno).
Purtuttavia devo notare che FdI si e’ fatta scippare da Salvini i temi che da sempre sono stati appannaggio della Destra. Ricordatevi o ricordati Giorgia come Hitler passo’ dal 2,6% delle elezioni del 1928 al 43,9 delle elezioni del 1933.