L’intervista di Daniele Di Mario.
«Il referendum costituzionale è importante, soprattutto per la democrazia italiana. Ma la spallata a Renzi gliela diamo prima, alle comunali». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e candidata sindaco di Roma non concede troppa attenzione ai sondaggi pubblicati dai giornali. Le rilevazioni sul proprio consenso le affida alla «Mercati rionali comunication» e il bagno quotidiano di folla le certifica un consenso che cresce di giorno in giorno. La Meloni va avanti tra un appuntamento elettorale e un altro, impegnata a scrivere «a mano e con le penne colorate» il programma che domani, Natale di Roma, alle 18 presenterà alla Capitale nella splendida cornice del Pincio.
Onorevole Meloni, perché il 21 aprile e il Pincio? «Per l’apertura della campagna elettorale volevamo una data legata alla storia della città, a una grandezza immensa sulla quale abbiamo enormi responsabilità. Dobbiamo restituire a Roma forza e dignità. La scelta del Pincio è presto spiegata: volevo uno spazio all’aperto, dove tutti possono partecipare. Basta con i teatri e i luoghi chiusi, ci si chiude quando si ha qualoca di cui vergognarsi o da farsi perdonare. Non è il mio caso».
Il Pincio spesso è stato esempio d’incuria. «Il degrado è legato all’incapacità di difendere questa città. Penso a quanto accaduto con i tifosi del Galatasaray a piazza del Popolo o del Feyenoord alla Barcaccia. Chiunque arriva e fa quel che vuole, vale per romani e turisti. Se la città non viene difesa diventa un bersaglio facile».
Claudio Lotito ieri ha detto Roma così non ha futuro e che dovrebbe andarsene. «Lotito probabilmente lo ha detto in modo provocatorio, ma la risposta che ci si aspetta, soprattutto dalla classe dirigente è credere nella città e nei romani, non scappare. Roma può ancora reagire se ci crede. Puoi avere il miglior sindaco del mondo, ma se la città non ti risponde non ce la puoi fare. Questa è una sfida che riguarda tutti i romani onesti e di buona volontà, che non si arrendono, non scappano e si assumono le proprie responsabilità. L’indignazione da sola non basta, serve il coraggio di voler cambiare davvero le cose. Io voglio un’amministrazione specchiata e competente, che dia il buon esempio, offra servizi efficienti e in cambio chieda il rispetto di regole altrove normali».
Perché la città non ha risposto all’ultimo Veltroni, ad Alemanno e a Marino? «Perché quelle amministrazioni non hanno dato il buon esempio, non solo per colpa dei sindaci. Prendiamo i piani di zona e il caso di Monte Stallonara: cittadini che hanno comprato casa senza gli allacci di acqua, luce, adsl. Mancano le strade e le fogne. Come fai a fidarti di un’amministrazione che non rispetta gli impegni e non fa rispettare le regole al potente di turno che prende accordi e non li onora? Si fanno i lavori stradali in una grande arteria, resti in colonna tutti i giorni per ore finché i cantieri non chiudono e poi alla prima pioggia tornano le voragini perché tra somme urgenze e affidi diretti nessuno controlla la qualità degli interventi. Come fai a fidarti di un’amministrazione così?».
I sondaggi la danno davanti a Giachetti. «Io mi affido alla “Mercati rionali comunication” e la gente dice che è una sfida a tre, tra due candidati di sinistra, Giachetti del Pd e Raggi del M5S, e uno di centrodestra, la Meloni. Chi vuole sa cosa votare. I romani non votano più il candidato indicato dai partiti, capiscono quando la tattica prevarica i loro interessi. La gente di centrodestra capisce che ha una sola opzione, il resto è voto disperso».
La Raggi va da Casaleggio Jr., lei non si è piegata a Palazzo Grazioli. «Quando non sono d’accordo lo dico e agisco di conseguenza: ho fondato un partito assumendomi rischi enormi. La Raggi dal figlio di Casaleggio mi ha fatto impressione, siamo davanti a una monarchia ereditaria».
La Raggi e Renzi polemizzano sulla candidatura olimpica. Cosa pensa di Roma 2024? «Le Olimpiadi sarebbero una straordinaria opportunità di crescita e sviluppo. La Capitale ha tutte le carte in regola per ospitarle e può farlo organizzando un’edizione sostenibile, riqualificando e valorizzando strutture sportive già esistenti come Flaminio e Foro Italico. Poter celebrare in Italia l’evento sportivo per eccellenza darebbe la possibilità a Roma di dimostrare che è all’altezza di vincere una grande prova e di rilanciare la sua immagine nel suo mondo, facendo dimenticare scandali e problemi. Dispiace che chi si candida a rappresentare i romani e a governare la Capitale non riesca a cogliere l’importanza di questa sfida e non abbia fiducia in Roma e nei romani».
Domani (stamattina ndr.) si riunisce il tavolo nazionale di coalizione. Accordo impossibile senza un’intesa con FI e Berlusconi su Roma? «Noi siamo coerenti e vogliamo vincere. Per farlo vogliamo sostenere i candidati più competitivi. Appoggiamo solo chi può vincere. Altrimenti liberi tutti. Tutti dovrebbero sostenere un leader di partito che si candida nella sua città e che per altro è il candidato più forte della coalizione. Se c’è un vincolo di coalizione si va avanti, se non c’è faremo altri discorsi. È’ folle sostenere che Roma sia un caso isolato, la Capitale ha un risvolto evidente nel contesto nazionale per il futuro».
Archiviato il referendum sulle trivelle, si profila quello sulla riforma costituzionale di ottobre. «Renzi non ha il senso delle istituzioni, è un bulletto di periferia che fa finta di essere uno statista. È ridicolo e prepotente. Il suo commento sul referendum sulle trivelle è pessimo. Il premier difenda i suoi mandanti, le lobby che lo hanno messo a Palazzo Chigi, anziché i cittadini che avrebbero dovuto votarlo. È un usurpatore. Ora cerca di spostare l’attenzione dalle amministrative al referendum costituzionale, perché le comunali rappresentano un vero test politico, rispecchiano ciò che pensa il popolo del governo e lui perderà in molte città. Per questo ha fissato il voto il 5 giugno, nel bel mezzo di un ponte, negando anche la possibilità di votare il 6 mattina: per non mandare la gente alle urne. Al referendum costituzionale faremo la battaglia per il no all’abolizione della democrazia e alle finte riforme di renzI che punterà la comunicazione sulla falsa cancellazione del senato senza dire però nulla sullo stravolgimento dell’ordinamento democratico. Ma la spallata al governo la daremo prima: alle comunali. Renzi ha detto di essere stato legittimato dal successo alle europee e se perde le amministrative non potrà che prenderne atto e dimettersi».