La scelta d’amore compiuta due mesi fa, quando ha deciso di candidarsi a sindaco di Roma, la porterà per la prima volta in una pur ricca carriera politica a sedere in Assemblea Capitolina. Perché se un romano su cinque ti vota non puoi permetterti di tradire. Giorgia Meloni intende compiere fino in fondo il proprio dovere di consigliere comunale e promette: «Indipendentemente da chi vincerà, se farà male dovrà fare i conti con noi, se farà bene saremo disponibili a parlare». Alla vigilia del ballottaggio nella Capitale, la leader di Fratelli d’Italia, impegnata ancora in campagna elettorale (ci sono in gioco Comuni come Latina e Terracina, ma anche il VI Municipio, dove FdI se la vedrà con i grillini), affida a Il Tempo le sue confessioni, le sue considerazioni politiche, le prospettive future. Giorgia Meloni parla di tutto: di Silvia Berlusconi e del cerchio magico, del caos al seggio centrale e dei brogli elettorali, dell’emozione provata in campagna elettorale parlando con la gente, dei regali ricevuti per la bambina che porta in grembo da tanti elettori in giro per la città.
Onorevole Meloni, il meteo prevede pioggia per domenica…
«Ah sì?».
Già. Non potrà andare al mare…
«Ma io al seggio vado sembre, poi magari scelgo di non votare per nessuno».
Beh, dopo quanto accaduto al seggio centrale e con tutto il caos sullo spoglio viene una certa voglia di annullare la scheda.
«Quanto accaduto al seggio centrale è una vergogna. È impensabile votare in un solo giorno, far cominciare a mezzanotte uno spoglio che dura più di dodici ore. Una decisione davvero insensata».
Parla anche lei, come Stefano Fassina, di brogli?
«Ma i brogli ci sono sempre, o comunque possono capitare spessissimo. Per questo c’è la necessità di avere tantissime rappresentanti di lista».
Facendo un giro per i seggi si vedevano tantissimi ragazzi con la spilletta della civica «Con Giorgia».
«Eh… Troppo pochi evidentemente. Comunque stiamo preparando una proposta di legge anti-brogli».
Schede non scrutinate, voti contestate, preferenze volatilizzate, disorganizzazione. Chi deve dimettersi? Il ministro Alfano? Il prefetto Gabrielli? Il commissario Tronca?
«Alfano se si dimette fa sempre bene. Detto ciò non chiederei le dimissioni di Tronca, mi limito a dire che è stata una scelta sciagurata celebrare le elezioni in un solo giorno e non far votare anche il lunedì e la colpa è del premier Matteo Renzi e del ministro dell’Interno».
Sì, ma anche un magistrato di Corte d’appello che decide di non scrutinare 25mila schede elettorali…
«Un’altra vergogna. Come si fa a dire che i risultati sono definitivi? In II Municipio, ad esempio, il ballottaggio che si terrà domenica è illegittimo: la nostra coalizione è fuori per poche centinaia di voti e molte schede non saranno scrutinate. In questo modo si vanifica il diritto di voto dei cittadini».
Crede che il secondo turno delle amministrative a Roma debba essere rinviato?
«In II Municipio sicuramente, ma credo anche a livello centrale».
A proposito di ballottaggi, Alfio Marchini e il capolista della sua civica Alessandro Onorato hanno detto oggi che in VI Municipio sosterranno il suo candidato Nicola Franco. Meglio tardi che mai?
«Devo ammettere che ci ho pensato».
Ma perché Marchini non ha deciso di convergere su di lei?
«Bisogna chiederlo a Marchini. Certo non potevamo convergere su di lui. Tornando al VI Municipio, dove poco fa ho partecipato a un evento elettorale, trovo normale che si sostenga il candidato del centrodestra, ammesso che sia di centrodestra. Sarebbe strano il contrario».
Certo non sarà facile per il suo candidato governare Tor Bella Monaca.
«Abbiamo depositato alla Camera un proposta di legge per chiedere l’istituzione di una zona franca urbana proprio a Tor Bella Monaca. Ci piacerebbe che si potesse dimostrare che con un aiuto da parte dello Stato ci sono territori che possono rinascere. Lo avevo detto che da sindaco mi sarebbe piaciuto istituire la zona franca e speriamo che il governo ci risponda perché queste iniziative si fanno con le risorse del governo. Questo Municipio per noi è stato centrale in campagna elettorale: qui c’è il reddito medio di chi lavora più basso, è anche il Municipio che ospita il maggior numero di centri per l’accoglienza di immigrati, quindi tante forme di difficoltà che si concentrano. Ci sono tanti territori che sono stati abbandonati dalle amministrazioni. Il tema della sicurezza è perlopiù competenza del governo nazionale però un sindaco può fare tanto, può portare servizi e infrastrutture perché ci sono territori in cui manca perfino l’illuminazione, in cui non c’è internet. Significa portare a una migliore distribuzione dei presidi di polizia sul territorio. Significa portare lavoro, sviluppo e ricchezza: quello è il modo migliore anche per combattere la disperazione che genera criminalità».
Parla come una persona che ha molti rimpianti.
«Solo uno: potevo vincere. Per il resto non ho nulla da rimproverarmi. Dicono che ho titubato prima di candidarmi? Aspetto una bambina e ho 39 anni, era normale pensarci un po’ sopra. Ho deciso in due settimane. È questa la mia colpa? Hanno detto che mi sono candidata per far crescere Fratelli d’Italia, per regolare i conti nel centrodestra. I risultati raccontano altro: ero l’unico candidato in grado di poter vincere. Volevo poter dimostrare che Roma si può governare e governare bene. Tutto qui. Purtroppo non è stato possibile, ma io ho fatto tutto quanto era in mio potere per riuscirci, il resto è dipeso da altri».
«Altri» si chiama Silvio Berlusconi.
«Gli faccio auguri sinceri di pronta guarigione, so che è un leone e si rimetterà. Più avanti ci saranno tempi e modi per parlare di politica, che è un’altra cosa… Mi ha colpito sentire esponenti di Forza Italia vantarsi di una badogliata, di essersi candidati per far perdere la Meloni. Mi ha colpito il fatto che nessuno li abbia smentiti. Non c’entrano i risentimenti personali, si è scelto di fare una favore a Renzi mandando al ballottaggio il suo candidato sindaco, che altrimenti non ci sarebbe mai andato. Giachetti ha poche possibilità, io se fossi andata al secondo turno avrei potuto vincere. È il mio unico enorme rimpianto».
La malattia del Cav sta facendo molto parlare del cerchio magico. Cosa pensa dell’entourage del leader di FI?
«La scelta di non sostenermi è incomprensibile. Di certo è stato consigliato male».
Giachetti è suo amico. Ma cosa pensa di Virginia Raggi?
«La Raggi in commissione non c’è stata praticamente mai: applicherà a se stessa la norma contro l’assenteismo che vuole applicare ai politici? Se vincerà spero di poter dialogare con lei, perché finora il dialogo non c’è stato, quando la saluti neanche ti risponde. Spero che starà a sentire le nostre proposte. Molti nostri elettori non sosterranno un candidato del governo Renzi. Ma non mi sento di dire di votare Virginia Raggi perché ho visto molto pressappochismo e non mi vorrei trovare come quegli elettori che giravano con l’adesivo “scusatemi ho votato Marino”. Non mi vorrei prendere questa responsabilità».
Resterà in Consiglio comunale?
«Sì certamente. Non intendo dimettermi. Un romano su cinque, il 20% dei cittadini ha creduto nella nostra proposta e intendo portarla avanti in Aula Giulio Cesare: sarò in consiglio comunale a fare il mio lavoro. Chiunque vinca domenica sappia che se fa bene il suo lavoro potrà trovare in noi dei validi alleati perché Roma ha bisogno che si metta il tutto prima del particolare, così come non faremo sconti se avremo di fronte un sindaco che non sarà capace di fare il suo lavoro».
Del resto tanti altri leader, da Massimo D’Alema a Francesco Rutelli, sono stati sia deputati sia consiglieri comunali.
«Tanta gente ha creduto in me e non intendo deluderla. Oltretutto, non sono mai stata consigliere comunale, lo considero un grande onore».
Si ricandiderà sindaco in futuro?
«O Dio… Di certo lo rifarei mille volte. Ho trovato in campagna elettorale una città straordinaria, animata da un’enorme umanità. Un’anziana al mercato mi ha regalato un paio di sarpine cucite a mano per la bambina; una ragazza mi ha donato una maglietta per la piccola e mi ha detto: è come se si fosse candidata una mia compagna di classe. Ho trovato enorme affetto e solidarietà: è questa la Roma che porterò sempre con me e per questa Roma sarò in Consiglio comunale a continuare quel che ho cominciato in campagna elettorale».
Fratelli d’Italia ha preso il 12%, più il 4% della sua civica. Cioè oltre il 16%.
«Praticamente a Roma valiamo come il Pd».
Cosa farà di questo consenso?
«È chiaro che il partito dovrà evolversi, bisognerà raccogliere a partire da Roma l’enorme potenziale di un movimento ancora inespresso. Certo, in alcune zone non siamo andati bene, in altre meglio. Dobbiamo ripartire dal territorio. Dovremo darci degli appuntamenti, ci sto riflettendo. L’obiettivo è avviare un’evoluzione di FdI per ricostruire il centrodestra con una proposta politica importante in vista delle politiche».
Quanto tempo pensa di avere a disposizione? Forse meno del previsto.
«Renzi lo vedo molto male. I dati del primo turno nelle grandi città dimostrano che oggi al referendum costituzionale vincerebbero i no perché gli italiani Renzi non lo vogliono, non vogliono uno che non hanno votato. Il premier butta la palla sempre in avanti, parla del referendum perché sa che i ballottaggi andranno male, tant’è che è sparito perché lui ci mette la faccia solo quando vince. Per questo mi sono candidata, per mandarlo a casa. Se il Pd non fosse andato al ballottaggio a Roma Renzi se la passerebbe anche peggio. Invece è stato salvato da chi non mi ha appoggiato, quindi gli italiani sapranno con chi prendersela in futuro: con le stesse persone che hanno votato provvedimenti indigeribili nel recente passato».
Giu 17
2 commenti
Grande Giorgia, avanti così sei l’unica che può guidare il centrodestra, nonostante le fesserie che ogni giorno ci ripetono Storace, Alemanno e Fini. Unica alternativa a Renzi ed alla sinistra sei tu e Fratelli d’Italia
Giorgia, il tuo programma elettorale lo puoi svolgere e definirlo in consiglio comunale di Roma.
Auguri per l’ulteriore consigliere comunale che verrà dopo il ballottaggio.!!