Meloni a Libero: «No alle larghe intese, Alfano è il cavallo di Troia di Renzi»

MeloniL’intervista di Paolo Emilio Russo. Una grossa coalizione con Forza Italia che sostiene Matteo Renzi, tutti insieme per battere Beppe Grillo? «Se la facciano loro, non mi interessa e, oltretutto, penso che questa sarebbe una prospettiva perdente».

Giorgia Meloni guida il partito più fieramente «antirenziano» del Parlamento, Fratelli d’Italia. Sull’esito del referendum ha le idee così chiare che, addirittura, già ha tratteggiato cosa dovrà accadere dopo. «Do per scontato che il premier andrà a casa».

Già su questo, il Cavaliere sembra avere idee diverse. «Non mi risulta. Nel corso degli ultimi incontri, ai quali c’era anche Matteo Salvini, il presidente di Fi ha sostenuto una linea diversa e io resto a quanto ho sentito, non inseguo i pettegolezzi».

Angelino Alfano ha teorizzato “in chiaro”questa prospettiva; Fi e Ap insieme per sconfiggere il M5S. «Lui è il cavallo di Troia di Matteo Renzi, ma mi sento di escludere che Berlusconi possa cadere nella loro trappola. Alfano governa con la sinistra da anni, è corresponsabile del disastro che è sotto gli occhi di tutti. Raccoglierà pure lui, il 5 dicembre, i frutti del pessimo lavoro fatto, di questa politica fatta di mance e regali fatti coi soldi in deficit e favori alle lobby, del nulla a reti unificate».

A Fratelli d’Italia non interessa una grossa coalizione, in caso di dimissioni del premier? «Proprio per niente. Per due ragioni almeno. La prima è che gli italiani non credono nelle ammucchiate; la seconda è che, come dimostrano le amministrative, gli elettori non sono affatto spaventati dalle proposte del M5S, anche se ormai è chiaro a tutti che non sono in grado di governare nemmeno un condominio».

Sta dicendo che un rassemblement del centrodestra alleato col Pd potrebbe risultare perdente? «Dico non da oggi che i grillini devono essere sconfitti con proposte credibili, smascherando il loro bluff, non con la demonizzazione. Il M5s è un partito come gli altri, va battuto esattamente come si fa con gli altri e noi lo batteremo».

E se lo scontro finale fosse tra M5s e Pd con chi andrete? «L’M5S è l’altra faccia della medaglia della sinistra: su tutte le questioni che riguardano i valori votano sempre come il Pd. Il rapporto con l’Islam, l’immigrazione, la famiglia… Non credo a chi dipinge come unico scontro possibile quello tra due sinistre».

Difficile che FdI e Lega possano vincere le elezioni contro tutti, non crede? «Questo non lo sappiamo. Le comunali di Roma dimostrano che se si ha un progetto politico chiaro e definito, anche se si è in pochi, si può essere competitivi. Abbiamo sfiorato il ballottaggio, senza Fi, nonostante una martellante campagna sul “voto utile” che, come si è visto, non lo era…».

Con un centrodestra unito sarebbe più facile. Salvini e Berlusconi si sono «dati il 5», dice il Cav. «Il centrodestra si deve organizzare, non c’è dubbio. Ma proprio perché si chiama così può contenere soltanto chi oggi è alternativo al governo della sinistra, che è arrivato addirittura a truccare i conti sulla ricostruzione del terremoto».

Sul terremoto anche voi di Fdi avete dato la disponibilità a “dare una mano”. «…e ci mancherebbe. Ho offerto la nostra disponibilità a votare una qualunque cosa che vada a destinare prioritariamente le risorse agli sfollati; i veri profughi che abbiamo in casa. Basta buttare risorse per quelli falsi che arrivano via mare».

Da lì alle riforme post voto… «Sono cose diversissime. Le riforme servono, ma di certo non queste, scritte malissimo, che perpetuano la vergogna dei parlamentari nominati e dei governi retti dai voltagabbana».

Il governo di Angela Merkel, però, invita a votare sì… «Se il nostro principale competitore economico e politico dice che con le riforme andremo meglio, non le viene il sospetto che quel voto sia contro l’interesse nazionale? Mancava solo lei dopo l’endorsement del peggior presidente della storia Usa e della grande finanza. E i due leocorni?».

Qualcuno teorizza che si possa intervenire sull’Italicum e riproporre un proporzionale, che avrebbe come conseguenza lo scardinamento delle coalizioni. Ha paura del proporzionale? «E perché mai? La legge elettorale è soltanto uno strumento attraverso il quale si sviluppa la rappresentanza, è un mezzo, non un fine. Fdi non teme nessuna legge elettorale perché ha proposte credibili, serie, una classe dirigente capace di farle conoscere e tradurle in pratica».

E se dopo il voto, come sostiene sempre Alfano, le forze politiche dovessero pareggiare e ritrovarsi senza numeri per governare? «Forse quello di Alfano è un auspicio: il “pareggio” è l’unico modo che potrebbe avere il suo partito per sopravvivere e lui per salvare la poltrona. Stia tranquillo, non succederà…».

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2 commenti

  1. renzi DEVE andare a casa via la sinistra dal governo ci hanno rotto con le loro promesse,fanno e danno aiuto solo ai finti profughi che non hanno soldi x mangiare ma hanno gli smart phone da 800 euro,la sinistra da loro soldi vitto e alloggio alla faccia degli italiani poveri affamati da renzi e compani,ricariche telefoniche ed altro a noi ci dsanno nel c…….lo basta!!!!!!!! le coop rosse lucrano su tutto grazie a renzi e compani basta siamo stufi

    • Alberiga il 2 Novembre 2016 alle 14:48
    • Rispondi

    Brava Giorgia! Schiena dritta e avanti! MAI con Alfano!

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