L’intervista di Alberto Busacca.
Giorgia Meloni sbarca a Genova. Per incontrare Giovanni Toti in vista delle elezioni comunali e anche per lasciare una corona di fiori davanti a quella che fu la casa di Goffredo Mameli, eroe del Risorgimento e autore del nostro inno. «Il 17 marzo è il giorno dell’unità nazionale», spiega la leader di Fratelli d’Italia, «e uno come Mameli ci ricorda che la nostra sovranità non è scontata ma va conquistata giorno per giorno».
Con Toti avete parlato del candidato sindaco per Genova. Avremo un nome entro lunedì? «Quella di Genova è una situazione facile. Sul tavolo ci sono diversi nomi (noi abbiamo proposto il nostro Stefano Balleari) ma c’è un clima di grande condivisione, nessuno vuole imporre nessuno… L’obiettivo è vincere e governare bene, come stiamo già facendo in Regione…».
Al di là del candidato, qui l’alleanza con Lega e Fi è scontata? «Direi di sì… anzi, io ho proposto di sperimentare proprio a Genova una lista sovranista unitaria che porti avanti le battaglie del “prima gli italiani”…».
Intanto Beppe Grillo ha tolto il simbolo alla candidata che aveva vinto le primarie… «Siamo alle comiche. A casa sua Grillo perde le primarie, le annulla e poi le rifa… è roba da Kim Jong-un. Comunque, a differenza dei romani, i genovesi non avranno bisogno di eleggere un sindaco del M5S per scoprire che i grillini sono inadeguati… ».
A Genova è atteso anche Salvini. Gli scontri di Napoli possono aver frenato il suo tentativo di sfondare al Sud? «Chiariamolo subito: le manifestazioni di Napoli sono state organizzate da figli di papà fomentati dalla sinistra. Sono quelli che scendono in piazza contro qualunque cosa e ogni volta danno fuoco alle auto, dimostrando che evidentemente non hanno mai dovuto comprarne una per andare a lavo rare. Detto questo, capisco che ci possa essere un po’ di diffidenza verso Salvini, ma la Napoli che conosco io è una città aperta e capace di ascoltare…».
Il 25 marzo si celebrerà il sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma. Guardando questa Europa, cosa c’è da festeggiare? «Noi non siamo anti-europeisti, i veri anti-europeisti sono gli “usurai” che governano la Ue. Detto questo, il 25 marzo sfileranno gli antagonisti e si annuncia una giornata ad altissimo rischio scontri. Noi non andremo in piazza, anche per non dare ulteriore lavoro alle forze dell’ordine, ma faremo una manifestazione per raccontare il nostro modello di Europa. Noi vogliamo un’Europa di nazioni libere e sovrane. E che vengano riconosciute le nostre radici cristiane. Sabato prossimo (ore 10.30, largo Angelicum 1, a Roma) ne parleremo con personalità importanti: Giulio Tremonti, Alfredo Mantovano, Gian Micalessin, Vittorio Sgarbi, Diego Fusaro, Luciano Barra Caracciolo…».
Lo stesso giorno è in programma anche una manifestazione del nuovo movimento di Storace e Alemanno. Lei è stata ufficialmente invitata: ci andrà? «Li ringrazio ma, come ho detto, quel giorno non andrò in piazza».
In Olanda Wilders non ha vinto ma ha comunque portato a casa il 13%. Le piace il suo modello? «Non ho il vizio di fare il tifo per i leader stranieri, sono troppo patriottica. A me interessa l’Italia. Ma ammetto che mi fa sorridere vedere la sinistra che esulta nonostante il crollo dei socialisti. E mi fa sorridere il fatto che in Olanda il premier uscente sia stato riconfermato solo perché si è messo a imitare Wilders. La realtà è che in tutta Europa funziona così: per paura che vincano i cosiddetti populisti tutti si mettono a copiare il loro programma (pensiamo a Fillon con la Le Pen). Per questo i populisti hanno già vinto…».
E in Italia? Per ricreare un’alleanza di centrodestra lei aveva messo tre paletti: primarie, programma condiviso e clausola anti-inciucio. A che punto siamo? «Sono abbastanza ottimista. Con questa sinistra e con questi grillini il centrodestra può vincere. È una situazione che ci obbliga a essere responsabili».
2 commenti
L’Unione Europea che ci avevano promesso al tempo di De Gasperi e di Adenauer non doveva essere il “super-stato” della grande finanza massonica che considera gli stati nazionali come pedine della “troika” mondialista. Invece il prodotto emergente é questo: nessun principio di rispetto verso la sovranità delle nazioni, che viene ipocritamente equiparata a NAZIONALISMO. E’ come abitare, immaginiamo, in un condominio dove gli amministratori decidono per quante ore al giorno si possono tenere chiuse le porte di casa, o se magari vanno lasciate sempre aperte (Schengen)…e presso quali negozi o supermercati dobbiamo fare la spesa…a chi ci dobbiamo rivolgere se dobbiamo acquistare o vendere qualcosa (le quote dei prodotti agricoli)… chi dobbiamo far entrare in casa nostra, ci piaccia o no (quote immigrati quasi sempre clandestini). A voi piacerebbe abitare in un condominio così ? A me, francamente no !
Vorrei un’Italia fuori dall’euro e dall’europa socialista e massone.
Tasse al 10% sul reddito netto, con detrazione di tutte le spese.
Stipendi pubblici max.1200 euro/mese, compreso i coastituzionalisti.
Turn-over nel pubblico impiego di 5 anni 1 per famiglia max.
La prioprietà privata, sacra e inviolabile, e la persona devono essere messe al 1° posto dei valori da sostenere.