Giorgia Meloni a «La Stampa»: «La maggioranza dica no al Global Compact oppure Salvini faccia cadere il governo»

Di Carlo Bertini

«Beh è chiaro che siamo noi l’unico partito monogamo del centrodestra», scherza ma non troppo Giorgia Meloni, dopo essersi fatta un’idea non proprio edificante dell’incontro tra Matteo Renzi e Paolo Romani («no comment»); ed essersi presa uno sbocco di irritazione per le parole di Salvini. Al quale intima di «litigare» con Di Maio sul Global Compact sui migranti, «perché se vi fosse un voto a favore lui dovrebbe far cadere il governo».

Ci dica prima quali sue parole l’hanno irritata… «Beh, ha detto che non è venuto al vertice di Milano per stare coi suoi figli ed io sono venuta lasciando la mia di due anni… lasciamo stare».

Lei lo ha perdonato, capisce che è difficile stare un po’ di qua e un po’ di là. Lo aspettate pazienti? «Il problema non è mio, io sono sempre restata da quella parte e lì sto. Ma non ho compreso le ragioni di non venire al nostro incontro, preparato da giorni: tutti sanno che siamo una coalizione e abbiamo detto da mesi che alle regionali saremo compatti».

Forse non lo hanno aiutato quelle voci sul ribaltone alimentate da Berlusconi… «Era certo il giorno sbagliato, ma noi non abbiamo mai fatto riunioni clandestine. Capisco i rapporti tesi dentro la maggioranza. Ma in alcune regioni si vota a febbraio, cioè ora, e vanno decisi i candidati…»

Per evitare scontri con Di Maio, Salvini è costretto anche al rinvio del voto in aula sul Global Compact. Sbaglia? «Ecco, questo non lo capisco proprio, ci sono questioni oltre cui non si può andare. Sulla difesa dei confini non si possono sostenere tesi come la libertà di coscienza dei parlamentari. Dice “neanche su questo ci faranno litigare”. Eh no, questo è un tema su cui, se necessario, si deve litigare: se non si vota compatti contro, dovrebbe staccare la spina al governo. E curiosamente la discussione è stata calendarizzata tra il 22 e 23 dicembre! Sembra uno scherzo».

Dovreste farla prima del vertice di Marrakesh? «Il rischio che l’Italia sottoscriva alla chetichella quell’accordo non si può correre. Noi chiediamo a Fico serietà e di calendarizzare la discussione nei primi giorni di dicembre prima del vertice dell’11. È il momento giusto»

Ma quel documento non è vincolante e contiene indicazioni già previste dal diritto internazionale… «Vero, è un documento apparentemente innocuo che ribadisce cose previste dai trattati internazionali. E perché viene fatto se non è vincolante? Perché stabilisce una serie di principi pericolosi: il peggiore è che l’immigrazione sia un diritto fondamentale di ogni essere umano. Quindi domani quando l’Italia facesse una qualunque politica di controllo delle frontiere verrebbe richiamata dalle Nazioni Unite. Praticamente la fine dei confini, e senza confini non ci sono neanche gli Stati. Non a caso hanno detto no gli Usa, l’Australia, Israele, Svizzera…»

Certo l’Italia non ha fatto una bella figura: Conte ha promesso di firmarlo e poi contrordine. Non diminuisce così il tasso di credibilità? «Per carità, questo governo non si fa cruccio di fare figure barbine. Ma tra il rischio di brutta figura e un voto a favore preferisco un passo indietro dell’Italia. Mi terrorizzano i rischi di un patto che rimanda la gestione dei confini all’Onu».

Con l’Ue il governo sembra essersi accorto che lo scontro non paga e che i mercati vanno placati. Dove hanno sbagliato qui? «Hanno sbagliato ad andare allo scontro su una manovra ridicola. Si può decidere di alzare la testa con l’Europa ma con una manovra di vero cambiamento: choc fiscale per le imprese, fondi per infrastrutture e investimenti, sostegno al lavoro e alla famiglia. Invece questa è una manovra che serve solo ad accaparrare il voto degli Italiani per le europee. Niente taglio delle tasse, niente sostegno a chi può assumere, di infrastrutture non ne parliamo. Abbiamo l’unico ministro delle infrastrutture pagato per bloccarle».

Se cadesse il governo ne nascerebbe uno di centrodestra con i voti dei responsabili o si andrebbe alle elezioni? «Io non penso che cadrà prima delle europee: e anche dopo cadrebbe solo se vi fosse un’alternativa credibile. Io ho lanciato un appello per tutta una parte di centrodestra in cerca di casa e causa: aiutateci a costruire un grande movimento sovranista e conservatore, per la difesa delle nostre imprese, dei nostri prodotti e della nostra identità. Se riusciamo ad avere un ottimo risultato alle europee, allora sì ci sarà un’alternativa credibile».

 

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2 commenti

    • Franco Cordiale il 4 Dicembre 2018 alle 10:47
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    Nessuno desidera I vecchi nazionalismi aggressivi e colonialisti, dagli inglesi ai giapponesi, passando anche per le “quarte sponde” nostrane. Ma il concetto di Patria non ha nulla di “razzista”, come sostengono i ciarlatani IMMIGRAZIONISTI che ignorano la storia, figli dell’ignoranza che spadroneggia nella sotto cultura dei talk show. I Masaniello Alla Fico e alla De Magistris, per capirci. Contornati dai soliti Renzi e prevedibili sboldrine ambosessi. Ogni popolo ha diritto ad IDENTITA’ e Tradizione. Immaginate se qualcuno andasse nei paesi islamici a propagandare l’uso della grappa e della salsiccia di maiale… Come reagirebbero? Ma nella societa’globalizzata all’italiana, anche una canzoncina dove compare il nome Gesu’ da fastidio. Agli adulti citrulli sinistri, non certo ai bambini, piu’ sani di loro!

  1. Sarebbe il momento che i VERI ITALIA>NI prendessero delle posizioni CHIARE ED INEQYUVOCABILI!
    CCI HANNO TOLTO LA DIGNITA’ DI UN POPOLO CHE; QUANDO L?AVEVA DICEVA; CON ORGOGLIO ” EGO ROMANUS SUM!
    VERGOGNA|

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