Giorgia Meloni a «La Verità»: «Credono di poterci governare come in Cina»

L’intervista di Luca Telese

Onorevole Meloni, è contenta della Fase due? «(Sospiro) Quale Fase due?». Quella inaugurata da Conte. «(Secondo sospiro) Secondo me ci sono due problemi: uno di metodo e uno di merito. Il primo è evidente. Ascoltando attentamente Conte mi sono fatta questa idea; lui non parte da quello che vuole comunicare, ma dal fatto che vuole comunicare».

Nei videomessaggi? «Proprio in quelli. È una bulimia comunicativa che genera rabbia ed ansia». E il contenuto? «Quale? Conte è venuto sostanzialmente a dirci che non c’è la fase due».

Non le bastano le riaperture? «C’è già in rete una letteratura satirica sulle correzioni: i parenti sono diventati “congiunti”, poi “fidanzati stabili”». Ma che vuoi dire “stabili”? «Lei lo sa? (Risata) Magari un infedele non viene considerato “stabile”». E al di là della satira? «La CEI ha sollevato il problema della libertà di culto. Bene. La marcia indietro era doverosa, ma anche quella grottesca. Come si può sopprimere con un atto amministrativo una libertà costituzionale?».

Errore ideologico? «Peggio: improvvisazione. Infatti, domenica hanno fatto retromarcia in mezz’ora». Protesterete? «(Pausa). Migliaia di italiani ci stanno chiedendo di scendere in piazza». Farlo significherebbe violare le disposizioni. «In queste ore faremo qualcosa per rappresentare, in modo simbolico questo dissenso. Siamo a poche ore dal 25 aprile. Se era giusto scendere in piazza contro un regime, non si capisce perché non si possa scendere in piazza contro un governo che limita le libertà a colpi di decreto».

Conte ribadisce: sul Mes voterà il Parlamento. «E ci mancherebbe! Se sente il bisogno di votare sul Mes, come può non far votare il Parlamento anche sulla soppressione di diritto costituzionali?». Qualcosa del video messaggio le è piaciuto? «Non aveva ancora finito di parlarle che il telefono mi è esploso di messaggi. Mi chiedevano una interpretazione delle parole di Conte». E il feeling con le opposizioni? «Zero contatti. Perché dire ogni volta “informeremo” o “concorderemo”?». Come Io spiega? «A parole è bello dirlo. Poi, a furia di frequentare i cinesi si devono essere convinti di avere gli stessi poteri di Xi Jinping. Tuttavia siamo ancora una democrazia parlamentare».

E le task force? «Ma a che servono? Abbiamo il Cnel, pagato dagli italiani. Perché non usarlo? Forse non va bene perché ha detto che il Mes non va attivato? Senza nulla togliere alle grandi professionalità di Colao, sono stupita: non c’è nemmeno un imprenditore. E neanche una donna, come se non ci fossero milioni di mamme lavoratrici che non sanno come tornare al lavoro con i figli a casa».

Come lo spiega? «Più che spiegarmelo non lo accetto. Già Conte nel ruolo di premier è il classico coniglio estratto dal cilindro, senza legittimazione popolare. La commissione Colao cosa rappresenta?».

Cosa la inquieta di più? «Si governa a colpi di videomessaggi, le opposizioni non vengono né coinvolte né ascoltate. E se provi a dire “non sono d’accordo” ti dicono: zitto e vota, irresponsabile!».

Lei voterebbe contro la fase due? «Come su tutto il resto, non si voterà sulla fase due. In ogni caso, ad un roba dove si dice che si può andare a trovare i parenti ma senza i parenti, che posso correre ma solo su una gamba sola, posso andare ad un funerale purché non ci siamo più di quindici persone, lei come voterebbe?».

Non condivide nemmeno le riaperture? «Riaprire per codici Ateco è folle. Bisogna dare parametri certi, a partire da quelli anagrafici».

Dove riaprirebbe lei, oggi? Al Nord, al Sud? «Riaprirei non per settori. Lo Stato deve avere dei protocolli di sicurezza definiti: se ci sei dentro riapri. Se no, no. Non puoi chiudere intere filiere in verticale, al buio. Penso anche alle piccole imprese, ai negozi».

Tipo? «Nel centro estetico dove si fa la lampada, perché non si può fare una lampada da solo? E un parrucchiere con le protezioni? E perché non posso correre su un tapis roulant in una palestra, anche solo, ma posso stare in un autobus vicino ad un altro?».

C’è il problema delle sanificazioni. «Noi ne parliamo dall’inizio. Sanificazioni, screening a tappeto e le spese per i tamponi detraibili al 100% per i dipendenti. Come le spese dei tamponi. Altro che credito di imposta. Qui ci sono i fatturati zero! Molto meglio se lo Stato si fosse occupato direttamente della sanificazione, che assistere allo spettacolo aziende chiuse per mesi».

È scomparsa l’app. «Non so se rallegrarmene. L’app produce una serie di problemi enormi. Io sono preoccupata. Non esiste che possa esserci una app che immagazzina dati sulla privacy degli italiani che stia in mano a una società privata». Teme per la privacy? «I dati si vendono da quando esistono. Ma anche in mano allo Stato servono garanzie. Chi mi garantisce che i dati immagazzinati per l’emergenza domani non siano usati contro il cittadino? Magari in mano all’Agenzia delle entrate? O i miei dati passati ad un avversario politico che vuole sapere che rapporti politici ho?».

Sarebbe un watergate. «In un Paese in cui è stato intercettato anche il telefono di un presidente del Consiglio non si può parlare della geolocalizzazione a cuor leggero. Ma c’è di peggio. Solo io capisco che i dati sanitari degli italiani sono una miniera d’oro per le industrie farmaceutiche?».

E le vostre proposte? «Ieri Conte si è venduta come una grande idea l’abolizione dell’Iva sulle mascherine. Era un nostro emendamento bocciato solo due settimane fa». Si parla di nuovo di un governo di unità nazionale. «Lo so. Non abbiamo nessun interesse a questa proposta». Per mancanza di spirito istituzionale? «Scherza? Sono certa che un governo sorretto da una siffatta maggioranza sarebbe bloccato su tutto. E il problema non è il nome. Anche quello di Draghi». Lei non lo vuole? «Il problema è questo Parlamento in cui c’è ancora il 30% del MSS. Un voto di mille anni fa».

Chiede il voto anticipato? «Io penso che l’unico Parlamento che può fare bene sia un Parlamento in cui c’è una maggioranza coesa e compatibile. Più forze si mettono dentro più il governo è paralizzato». Salvini, tuttavia, non lo esclude. Giorgetti sembra favorevole. «Noi non siamo disponibili. Ma come si può convincere qualcuno che la sintesi dei due fallimenti di questa legislatura possa funzionare meglio degli originali?». Quindi al voto. Ma quando? «Appena finisce l’emergenza. La fase della ricostruzione avrà bisogno di anni. E dovrà gestirla un Parlamento che sia eletto dagli italiani dopo il Covid, in un giudizio su quello che è accaduto. Alle imprese bisognerà dire: tu resisti e lo Stato ti starà al fianco».

Quali, scusi? «Sospendere il DI dignità, liberare il contante, reintrodurre i voucher per tutte le categorie, sospendere l’obbligo di concertazione sindacale per le casse integrazioni». Quindi Fratelli d’Italia mai al governo in nessun caso fino al voto? «Mi pare di essere stata sempre chiara. E il Covid non cambia nulla, anzi. Peggiora». I sondaggi danno al 14%. Tanti moderati condivideranno questa intransigenza? «Siamo l’unico partito di opposizione che ha votato il taglio dei parlamentari. Ma abbiamo anche votato la zona rossa. E il discostamento di bilancio. Dialoganti per il bene degli italiani, intransigenti sui principi. Disinteressati a qualsiasi poltrona».

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1 commento

    • Giovanni il 1 Maggio 2020 alle 14:16
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    La fase due sarà l’ennesimo governo tecnico guidato da Draghi o Colao

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