Roma, 23/11/2023 – Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, risponde alle Interrogazioni a risposta immediata al Senato della Repubblica.
Interrogazione sul sostegno all’occupazione femminile e alla natalità
Presidente Meloni: Signor Presidente, onorevoli senatori, ringrazio il senatore De Poli anche per aver ricordato, pur non essendo oggetto del Question Time, il tema della violenza. Vorrei approfittare per ringraziare tutti i Gruppi parlamentari per il lavoro che hanno fatto in sede di approvazione delle norme di contrasto alla violenza contro le donne.
Ciò dimostra, al di là delle pur numerose polemiche che sempre ci accompagnano, che esiste un terreno sul quale siamo in grado di lavorare insieme e vorrei dire che su questo terreno in particolar modo saremo sempre a disposizione.
Per arrivare a quello che l’interrogante chiedeva riguardo all’occupazione, la crescita occupazionale e la riduzione dei divari che il mercato del lavoro italiano evidenzia rispetto alla media europea hanno rappresentato fin dall’inizio del nostro lavoro una priorità per il Governo, che è intervenuto da subito con misure di stimolo dell’occupazione. E i risultati che abbiamo conseguito stanno di fatto dando ragione a quella impostazione. Le politiche portate avanti in Italia dal 2012 in poi avevano di fatto prodotto un consolidamento del gap con le principali economie europee: penso alla dinamica salariale, con gli stipendi che in Italia tra il 2012 e il 2022 diminuivano del 4,2 per cento rispetto al +5,9 per cento che registrava la Francia o al +9,2 per cento che registrava la Germania. Mi riferisco altresì all’occupazione, che faceva registrare trend di crescita molto lenti rispetto al resto d’Europa. Curiosamente, nello stesso periodo si registravano trend di crescita molto lenti rispetto al resto d’Europa. Ma con l’attuale Governo è cambiata l’impostazione che guida gli interventi in tema di lavoro, che ora sono volti soprattutto a incentivare l’occupazione e a garantire più soldi in busta paga, soprattutto attraverso il taglio del cuneo contributivo. Penso all’attenzione che anche in questa manovra economica abbiamo messo sul tema dei rinnovi contrattuali. Devo dire che questo ha portato anche un cambio di atteggiamento da parte di alcune organizzazioni sindacali, che prima avevano una mobilitazione abbastanza contenuta: ho registrato tra il 2012 e il 2022 circa sei scioperi generali, mediamente uno ogni due anni, mentre adesso se ne fanno due ogni anno e anche questa è una buona notizia.
È ugualmente una buona notizia da parte nostra che i risultati che sono stati ottenuti lasciano ben sperare; da ottobre 2022 ad oggi si è infatti registrata una serie di record occupazionali: record del tasso di occupazione, record di occupati e occupati permanenti, oltre mezzo milione di lavoratori in più, di cui 443.000 stabili, record di occupazione femminile in termini assoluti e di tasso di occupazione.
Per quanto attiene in particolare al tema del lavoro femminile, credo che questi risultati siano anche il frutto di misure che hanno avuto l’obiettivo di incentivare l’occupazione, soprattutto favorendo tempi di vita e tempi di lavoro, cioè non costringere le donne – come l’interrogante diceva correttamente – a dover scegliere, perché quello non vuol dire avere libertà. Si ha la libertà se si ha la libertà di fare tutte le scelte che nella propria vita si vogliono fare. Noi abbiamo lavorato su questo. Anche nell’ultima legge di bilancio avete visto un pacchetto di misure soprattutto dedicato alle famiglie con i figli, con lo scopo di aumentare il reddito disponibile, incentivare la natalità, favorire il lavoro delle mamme. E sono interventi che seguono quelli già realizzati, li potenzieremo, ne affiancheremo di nuovi, speriamo anche con il contributo del Parlamento.
Siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare affinché il mercato del lavoro italiano continui questa sua tendenza positiva che però – senatore De Poli – per i dati e, particolarmente per i dati che riguardano il lavoro femminile, è forse il risultato che mi rende più fiera di questo primo anno di Governo.
Interrogazione sulla riforma della procedura di modifica degli Statuti delle autonomie speciali
Presidente Meloni: Signor Presidente, ringrazio la senatrice Unterberger.
Il Governo ha preso atto dell’iniziativa promossa dai presidenti delle quattro Regioni a statuto speciale (Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Sardegna) e delle Province autonome di Trento e Bolzano, con la quale i proponenti chiedono di modificare i rispettivi statuti speciali in un quadro condiviso con lo Stato. In coerenza con l’attenzione che questo Governo attribuisce al tema dell’autonomia regionale, a quello delle valutazioni sul ripristino delle competenze modificate dalla riforma del 2001, i contenuti del testo trasmesso sono ora in corso di approfondimento tecnico e sono in ogni caso oggetto di particolare attenzione da parte nostra.
Le preannuncio in proposito che è mia intenzione promuovere l’avvio di tavoli di confronto bilaterale con ciascuna delle quattro Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano per poter insieme valutare tutte le necessarie iniziative da parte del Governo.
Si richiama il principio per cui, ad oggi, per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano, in relazione alla riforma costituzionale del Titolo V, trova applicazione la clausola di maggior favore di cui all’articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001, sulla base dell’interpretazione che in questi anni ne ha dato la Corte costituzionale.
Con riferimento alla procedura di revisione degli statuti, l’iniziativa dei presidenti di Regione e delle Province autonome citate intende introdurre, in luogo del parere del Consiglio regionale e provinciale, il principio dell’intesa, prevedendo che sul testo delle leggi costituzionali di revisione degli statuti, approvato in prima deliberazione dalle Camere, sia acquisita l’intesa adottata a maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio regionale e provinciale, prevedendo la decadenza della proposta di revisione nel caso di mancato raggiungimento della medesima intesa nel termine di tre mesi. Sul punto il Governo intende approfondire questa ipotesi in spirito collaborativo. Siamo aperti e voglio dirle di più: abbiamo il vantaggio di poter contare, con riferimento alle interlocuzioni sopra richiamate, sulla specifica sensibilità e sulla specifica attenzione maturata dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie di questo Governo, Roberto Calderoli, che nella scorsa legislatura – come lei sa – è stato presidente della Commissione paritetica per Bolzano e componente della Commissione paritetica per il Trentino-Alto Adige. Quindi mi pare che siamo in ottime mani.
Interrogazione sulla crescita economica del Paese e le politiche congiunturali
Presidente Meloni: Senatore Renzi, la voglio ringraziare per questo assist, opportunità che da lei francamente non mi aspettavo: parlo volentieri di come già abbiamo cambiato la situazione di questa Nazione rispetto alla condizione nella quale l’abbiamo trovata. Con tutto il rispetto, guardi che non lo dico io: penso che sia sotto gli occhi di tutti come in questi mesi sia cresciuta la fiducia, per esempio, degli investitori e dei mercati nell’economia italiana. Con tutto il rispetto, penso che la promozione di quattro agenzie di rating che di solito non sono “buone”, per così dire, su queste materie e il fatto che le famiglie comprino molto volentieri i nostri titoli di Stato, che lo spread sia ai minimi da molto tempo e che la Borsa italiana cresca più di quanto crescano tutte le altre borse europee siano dati che dicono qualcosa di più rispetto alle valutazioni – legittime, ovviamente – dell’opposizione.
E guardi che lo abbiamo fatto in piena coerenza, senatore Renzi: le ho sentito dire che avrei detto che bisognava uscire dall’euro; non mi ricordo di aver detto che bisognava uscire dall’euro, mentre mi ricordo di aver detto che l’Italia poteva stare in Europa a testa alta ed è esattamente quello che stiamo facendo e penso che lei se ne renda conto.
Poi non abbiamo la bacchetta magica per fare i miracoli, perché, per esempio, il costo della benzina, come sa, dipende soprattutto dalle scelte che fanno i Paesi che detengono il petrolio: se ci volesse dare una mano con il suo amico Mohammad bin Salman, forse ci aiuterebbe ad abbassare il prezzo della benzina. Dato che ha buoni rapporti, faccia da ponte per aiutare gli italiani.
Dopodiché, anche qui, posso dire che la Commissione europea prevede per l’Italia nel 2023 una crescita superiore alla media europea dello 0,7 per cento. Erano anni e anni che l’Italia non cresceva più della media europea. Penso che anche questo sia importante.
Francamente, mi ha lasciato un po’ stupita che nell’interrogazione abbiate citato il rimbalzo del PIL nel biennio post-Covid come se fosse un parametro di riferimento. Senatore Renzi, lei, che è una persona seria e capace, saprà che l’Italia è cresciuta più di altri nel 2021 e nel 2022 banalmente perché la sua economia era tracollata durante il Covid, nonostante i 180 miliardi di euro spesi in provvedimenti del tipo bonus monopattini, che forse non hanno dato i risultati che ci si aspettava.
Per il 2024 prevediamo un prudente aumento della crescita dell’1,2 per cento, ma chiaramente un rallentamento soprattutto dell’economia tedesca, come sapete, impatta anche sulla nostra, perché sono fortemente interconnesse.
L’inflazione, secondo la Commissione europea, in Italia nel 2023 e nel 2024 sarà inferiore alla media europea.
Voglio dire solo una cosa sul PNNR: anche in questo caso, penso che si debbano fare i conti con il fatto che non c’è alcun ritardo. L’Italia è stata tra i primi in Europa a ottenere fondi. Le uniche difficoltà che abbiamo riscontrato sono relative a obiettivi che avevamo ereditato (penso allo stadio di Firenze: ho ascoltato anche le sue critiche, per la verità un po’ tardive), ma quello che abbiamo fatto è stato cercare di fare in modo che le risorse non andassero disperse per progetti che non erano finanziabili, né realizzabili, perché vogliamo mettere a terra quelle risorse.
Penso che si vedrà anche nelle prossime ore il lavoro molto proficuo che stiamo facendo con la Commissione europea, ma, anche in questo caso, la speranza di certa opposizione che ha tifato contro l’Italia sperando che le rate non venissero pagate purtroppo finora è stata tradita.
Interrogazione sulle politiche di tutela contro gli eventi climatici estremi e per la messa in sicurezza del territorio
Presidente Meloni: Senatore De Cristofaro, per quello che riguarda l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, la ringrazio per darmi l’occasione di questa risposta, perché il Governo – come si sa – ha assunto, all’indomani dell’alluvione, misure eccezionali, immediate, che vale la pena di ricordare.
Con il decreto n. 61 abbiamo prima stanziato quasi 1,8 miliardi per la tenuta del sistema produttivo e i livelli occupazionali; con il decreto n. 88 abbiamo stanziato altri 2,5 miliardi per la ricostruzione pubblica, oltre 120 milioni per i primi contributi alla ricostruzione privata e 100 milioni per le imprese. A queste risorse si sono aggiunti altri 149 milioni con successivo provvedimento.
Con il lavoro del commissario Figliuolo, dei 2,5 miliardi stanziati per la ricostruzione pubblica con il decreto n. 88, è già stata messa a disposizione degli enti locali una somma pari a 1,445 miliardi, tra interventi per somme urgenze, messa in sicurezza idraulica e infrastrutturazione varie. A queste risorse se ne aggiungono altre, non inferiori al miliardo, già nella disponibilità del Commissario.
Sono stati poi già erogati 100 milioni alle famiglie per il sostegno immediato e il contributo di auto sistemazione; 60.000 giornate di cassa integrazione; 200 milioni per i lavoratori autonomi; altri 600 milioni sono già nella disponibilità del Commissario. Ai 4,5 miliardi di euro stanziati con i decreti nn. 61 e 88, si aggiungeranno altri 700 milioni di credito d’imposta previsti dalla manovra e poi le risorse messe a disposizione dei vari Ministeri, tra cui gli oltre 150 milioni di euro del Masaf per ripagare i danni del settore agricolo.
Approfitto dell’occasione anche per annunciare che, nell’ambito della revisione del PNRR, della quale parlavamo poc’anzi, il Governo ha proposto un intervento per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna, della Toscana e delle Marche, colpite dall’alluvione nel maggio scorso, pari a un ulteriore 1,2 miliardi di euro; risorse che consentiranno anche di utilizzare le deroghe e le semplificazioni del PNRR. Se non vado errata, facendo un conto a spanne, siamo a 6,5 miliardi di euro.
Quindi, non ci sono nessuna promessa mancata e nessuna distrazione, almeno non da parte del Governo, perché, anche qui – mi consenta di segnalare, sommessamente – che la piattaforma Sfinge, di competenza della Regione Emilia-Romagna, cioè lo strumento attraverso il quale i privati possono presentare le domande di risarcimento, è operativa solo dal 15 novembre scorso: due mesi dopo l’ordinanza del Commissario, che è del 14 settembre. E lei sa che, senza la piena operatività della piattaforma, è impossibile trarre la quantificazione precisa dei danni e la definizione dell’ulteriore fabbisogno finanziario, compreso per quanto riguarda i beni mobili.
Aggiungo che il Governo sta ancora aspettando dalla Regione anche il quadro complessivo delle criticità esistenti prima delle alluvioni e delle opere che sono state realizzate per metterlo in sicurezza. È una ricognizione necessaria, anche questa, per rassicurare i cittadini. Per cui, come vede, il Governo ha agito con il massimo sforzo, senza polemiche, guardando ai bisogni dei cittadini e non al colore politico dell’interlocutore istituzionale. Devo dire, però, che mi rendo conto che questo non è un costume particolarmente diffuso.
Dopodiché, noi continuiamo a lavorare anche in tema di messa in sicurezza del territorio, dove lei sa che vi sono soprattutto risorse del PNRR, disponibili e salvaguardate. Questo sarà oggetto – ovviamente è già oggetto – del lavoro che sta svolgendo particolarmente il ministro Musumeci e che porteremo avanti nei prossimi mesi.
Interrogazione sulle iniziative a sostegno di lavoratori e famiglie
Presidente Meloni: Senatrice Ronzulli, buon lavoro e grazie per aver ricordato come sostenere il reddito delle famiglie e ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese siano stati dall’inizio una priorità di questo Governo. È una visione che avevamo già intrapreso con la legge di bilancio 2023, che confermiamo con la manovra di bilancio 2024 e che provo a sintetizzare anche io.
Per le famiglie, si prevede una riduzione dei contributi a carico dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro, misura che vale in media circa 100 euro in più al mese in busta paga. Si prevedono inoltre l’avvio della riforma Irpef, con l’eliminazione dell’aliquota del 25 per cento, l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito in un unico scaglione al quale si applica l’aliquota del 23 per cento, con un risparmio annuo che arriva fino a 260 euro; l’aumento della soglia di detassazione dei fringe benefit dagli attuali 258 euro fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli e 1.000 euro per tutti gli altri; il dimezzamento della tassazione sui premi di produttività; la diminuzione del canone in bolletta da 90 a 70 euro.
Abbiamo poi introdotto un pacchetto di misure dedicate alle famiglie con figli: come sapete, si prevede l’esonero completo dal pagamento dei contributi per le lavoratrici dipendenti stabili con due figli fino al compimento dei dieci anni del figlio più piccolo e con almeno tre figli, fino al compimento dei diciotto anni del figlio più piccolo. Credo sia un segnale estremamente importante. L’esonero ha un limite massimo annuo di 3.000 euro e corrisponde anche al beneficio lordo annuo in busta paga. C’è l’aumento del bonus nido a 3.600 euro annui per i nati nel 2024 con almeno un fratello under dieci per famiglie con ISEE fino a 40.000 euro. La mensilità aggiuntiva di congedo parentale retribuita al 60 per cento per quest’anno è all’80 per cento.
Per le imprese, abbiamo introdotto una super-deduzione del 120 per cento del costo del lavoro in caso di nuove assunzioni, purché si tratti di maggiore occupazione, quello che chiamiamo il “più assumi meno paghi”, che arriva al 130 per cento se si assumono mamme, giovani, disabili, ex percettori di reddito di cittadinanza.
Per i lavoratori autonomi, dopo l’estensione del regime forfettario, abbiamo rinviato al 2024 l’acconto Irpef di novembre, consentito la rateizzazione anche fino a cinque mesi e abbiamo introdotto il concordato preventivo biennale.
È un lavoro che chiaramente racconta una visione, che va fatto immaginando una legislatura che è quella che abbiamo a disposizione per cercare di fare sempre dei passi avanti.
Il prossimo passo da compiere immediatamente è, a mio parere, la completa attuazione della delega fiscale, che chiaramente scandirà gli ulteriori prossimi passi in questo senso e dopo un’attesa durata decenni consentirà finalmente di riformare profondamente il fisco italiano, rendendolo più giusto, più efficiente e capace di fare la sua parte nel ricostruire il rapporto che serve tra lo Stato e gli italiani, che noi non consideriamo sudditi, ma vogliamo considerare cittadini.
Interrogazione sull’attuale posizione del Governo italiano rispetto al conflitto in Ucraina e alle principali crisi internazionali
Presidente Meloni: Signor Presidente, collega Patuanelli, anche io non torno sulle ragioni e sugli errori che hanno purtroppo consentito a due comici russi di spacciarsi per il Presidente dell’Unione africana; sono state ampiamente oggetto di approfondimento. Utilizzo invece il mio tempo per risponderle molto volentieri sui contenuti della telefonata, banalmente perché io sono fiera di aver dimostrato ancora una volta la coerenza delle posizioni mie e del Governo italiano in tema di politica estera e sono fiera di essere lontana anni luce dal modello di chi prima di me si mostrava condiscendente in privato, salvo poi mostrare i denti a favore di telecamera o votava il sostegno militare a Kiev finché si trattava di mantenere il proprio posto al Governo, per poi decidere di sostenere che Kiev non andasse più aiutata quando è passato all’opposizione per guadagnare consenso facile.
In questo caso, però, questo consenso facile si guadagna sulla pelle e sulla libertà di una Nazione sovrana.
In quella telefonata ho detto quello che tante volte ho ripetuto anche in questo Parlamento. Ho detto, come punto primo, che noi siamo a fianco dell’Ucraina, ribadendolo anche in quella telefonata. Ho detto che cerchiamo una pace giusta in linea con il diritto internazionale e che siamo pronti a fare le nostre proposte, che chiaramente, nel caso, confronteremo anche con il Parlamento quando dovessero esserci i margini per quella pace giusta.
Il punto sul quale io, lei e voi non ci capiamo è che, per arrivare a un’opzione di questo tipo, l’unico modo – come io ho detto decine di volte in quest’Aula parlamentare – è mantenere un equilibrio tra le forze in campo, che vuol dire sostenere l’Ucraina. Se noi avessimo fatto quello che qualcuno ci chiedeva in questa Aula, e cioè smettere di sostenere l’Ucraina, purtroppo non avremmo avuto una pace, come qualcuno va dicendo in giro: noi avremmo avuto un’invasione e un’invasione non si chiama pace. Io non sono così cinica da scambiare le due cose. Continuo quindi a ritenere che l’unico modo possibile per arrivare eventualmente anche a una soluzione diplomatica del conflitto è sostenere l’Ucraina. È quello che ho detto in quest’Aula, è quello che faccio, è quello che ho ribadito all’interno di quella telefonata.
Questo non vuol dire che io non mi renda conto della difficoltà che è presente anche nella nostra opinione pubblica; ho detto anche questo e anche questo l’ho sostenuto all’interno di queste Aule parlamentari e ciò ha fatto molto discutere. Io sono perfettamente consapevole della stanchezza dell’opinione pubblica perché ascolto la gente, sono capace di farlo.
Quello che fa la differenza tra la mia scelta e altre scelte è che io penso che la responsabilità della politica sia guidare la società, non rincorrerla. E non mi stupisce che persone che non hanno gli stessi elementi che ho io per giudicare possano fare valutazioni diverse, che persone che non hanno chiaramente sulla loro spalle le decisioni che in qualche maniera compromettono il destino di una Nazione possano fare altre valutazioni.
Ritengo in coscienza di dover fare le mie per le responsabilità che ho ed è quello che sto facendo. Ma questo non vuol dire che non capisca gli italiani anche quando chiedono se, nella condizione in cui siamo, possiamo davvero permetterci di fare quello che stiamo facendo. Continuerò a essere convinta che noi, aiutando e sostenendo gli ucraini che combattono, stiamo difendendo il nostro interesse nazionale. Ho però detto anche in quest’Aula, l’ultima volta che sono venuta prima del Consiglio europeo – se lo ricordate e se siamo intellettualmente onesti – che, proprio perché sono consapevole delle difficoltà che le nostre società stanno pagando, noi non potevamo, ad esempio, in Consiglio europeo sostenere la tesi, che pure altre Nazioni sostengono, per la quale la revisione del bilancio pluriennale si potesse rivedere solamente per l’Ucraina, e ciò se non eravamo in grado anche di mettere risorse sulle conseguenze che le nostre società stanno pagando per il conflitto in Ucraina.
Che cosa ho detto? Ho detto che sono consapevole della situazione per cui, guardi, anche stavolta, a prova di telecamera, non c’è una Meloni in privato e una Meloni in pubblico, quello lo abbiamo visto altre volte. C’è una Meloni che dice sempre quello che pensa, che lo dice con chiarezza e lealtà e che per questo consente all’Italia oggi di essere rispettata e di essere ascoltata come purtroppo non è stata quando la guidavate voi.
Interrogazione sulle misure in materia di sicurezza, in particolare nei contesti urbani
Presidente Meloni: Come il senatore Romeo ricordava, il Governo ha varato, in questo primo anno, diversi provvedimenti in materia di sicurezza. È un lavoro puntuale che facciamo con convinzione e determinazione. Lo abbiamo fatto e lo facciamo perché garantire sicurezza non ci permette semplicemente – e sarebbe già sufficiente – di difendere i più fragili e soprattutto gli indifesi della nostra società.
Alla fine, la sicurezza serve soprattutto a chi è più debole. Ma lo facciamo anche perché senza di essa è sostanzialmente impossibile garantire in Italia un ambiente favorevole alla crescita economica, per così dire. Il tema della sicurezza è quindi anche una grande materia economica.
Prendo qui a esempio il dispiegamento di 800 militari nelle stazioni e le norme antiborseggio che abbiamo varato nell’ultimo pacchetto sicurezza, ovvero il divieto di accesso alle metropolitane e alle stazioni per chi è già stato denunciato e condannato per furto, rapina e altri reati contro il patrimonio o la persona che vengono commessi in quei luoghi. Sono chiaramente norme di buon senso, che non servono semplicemente a difendere i cittadini che ogni giorno usano i mezzi pubblici per andare a scuola o al lavoro, ma anche, per esempio, i turisti. Il turismo è un asset economico per l’Italia, quindi ovviamente se i turisti che vengono in Italia non vengono derubati mentre aspettano la metro o prendono l’autobus, la nostra reputazione migliora, i nostri flussi turistici aumentano e questo si traduce in ricchezza e posti di lavoro.
Le faccio un altro esempio: le norme contro le occupazioni abusive che abbiamo approvato, come sa, derivano da un’antica battaglia che abbiamo portato avanti. Dire che la proprietà privata è sacra, che un immobile non si può occupare e che, se lo si occupa illegalmente, la Polizia interviene immediatamente, quando il proprietario ne faccia denuncia, invece di lasciarlo lì ad aspettare per anni, in attesa di vedersi riconosciuto un diritto, significa dare certezza non solo a chi in quell’immobile vive, ma anche a chi quell’immobile lo considera un investimento che ha fatto perché vuole metterlo a reddito, affittandolo o vendendolo. E anche questa diventa una misura economica, perché ovviamente se riuscissimo a rimettere nella disponibilità dei proprietari tutti quegli immobili, ce ne sarebbero di più a disposizione del mercato e probabilmente questo aiuterebbe anche i prezzi, che sappiamo essere un grande tema. Questa quindi per noi non è solo una questione di garanzia dei cittadini, ovviamente, che è quella di cui abbiamo discusso più spesso, ma è anche la volontà di rendere questa di nuovo una Nazione seria, nella quale, poiché le regole vengono rispettate, si riesce anche a creare l’ambiente corretto per l’economia.
Potrei fare molti altri esempi: strappare alla criminalità le zone franche, le periferie abbandonate o le Caivano di turno, come le tante altre periferie nelle quali, con l’operazione Alto impatto, il ministro Piantedosi, che voglio ringraziare, ed io ci siamo recati, vuol dire rimettere interi territori di questa Nazione a lavorare e a produrre nel rispetto delle regole. Significa rafforzare l’economia italiana e indebolire la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e chi ha bivaccato su uno Stato che era debole.
Questo è il lavoro che stiamo facendo e di provvedimenti ce ne saranno ovviamente altri, ma poiché mi sono mangiata tutto il tempo a mia disposizione, le voglio dire un’ultima cosa: l’ultimo pacchetto sicurezza che, come sa, abbiamo approvato non è una scatola chiusa, ma un disegno di legge a disposizione del Parlamento; sono certa e convinta che, grazie anche al lavoro che il Parlamento farà – e questo lo dico a tutte le forze politiche – il disegno di legge potrà essere rafforzato e diventare ancora più organico di com’è uscito dal Consiglio dei Ministri.
Interrogazione sulle nuove iniziative normative in materia pensionistica
Presidente Meloni: Signor Presidente, gli interroganti del PD chiedono ragguagli sulla tutela dei diritti acquisiti di chi è prossimo alla pensione. Io posso affermare che la legge di bilancio garantisce congruità sociale, equità dei regimi pensionistici, insieme chiaramente alla sostenibilità del sistema previdenziale.
Voglio dire che noi abbiamo lavorato soprattutto per garantire in ambito pensionistico una tutela maggiore ai più giovani e a chi rientra interamente nel sistema contributivo. Per loro abbiamo eliminato l’ingiusto requisito, che fu introdotto dalla legge Fornero, per il quale chi era nel sistema contributivo aveva diritto alla propria pensione di vecchiaia solo quando questa era pari ad almeno l’1,5 per cento della pensione sociale; altrimenti, si sarebbe dovuto attendere addirittura fino ai 71 anni per poter maturare la propria pensione.
Grazie a questo Governo, molti degli attuali lavoratori avranno diritto alla pensione a 67 anni, quindi quattro anni prima di quanto era previsto dal sistema attuale.
Abbiamo confermato in gran parte le precedenti forme pensionistiche anticipate, che ricordo essere di natura sperimentale e che, diciamocelo anche qui, i precedenti Governi, compresi quelli dei quali facevano parte gli interroganti, non hanno mai inteso rendere strutturali.
Però, a differenza di quanto fatto finora, noi non intendiamo proseguire nella prassi, un po’ cinica, di aggravare oltre ogni limite di decenza la futura pensione di chi oggi è giovane. Questo perché io penso che un cittadino sia un cittadino indipendentemente dall’età che ha e che, come sempre, le tutele devono essere le più alte possibili, ma debbano essere uguali per tutti.
A differenza di quanto fatto finora, noi sappiamo che questa nazione ha bisogno, sul tema delle pensioni, di un intervento strutturale e non di misure estemporanee. Infatti, tra i nostri obiettivi c’è anche quello di procedere, nell’arco della legislatura, ad una riforma adeguata, strutturale, per dare ai cittadini le certezze dovute sul diritto di accesso alla pensione, secondo il principio di equità tra i lavoratori e tra le generazioni.
Prorogando l’Ape sociale ed Opzione Donna, seppure con un aumento del requisito anagrafico, è stato confermato uno strumento di flessibilità in uscita, rispettando le esigenze, che ovviamente sono necessarie, di sostenibilità finanziaria di queste misure. La nuova quota 103 vuole ampliare le possibilità di pensionamento e favorire le soluzioni di uscita graduale dal lavoro.
Per quello che riguarda l’articolo 33 della manovra, che coinvolge anche alcuni medici, come è stato chiarito in più sedi, si tratta di una misura che interviene su un particolare regime pensionistico di una parte di dipendenti pubblici, rispetto alla quale era stata evidenziata, da più parti, l’esistenza di un trattamento che era disomogeneo tra dipendenti e disomogeneo anche tra gli stessi medici.
Su questa linea, del resto, si sono espressi anche economisti non sospettabili di essere dei sostenitori del Governo. In ogni caso, però, come lei saprà, il Governo ha già annunciato che intende rivedere la norma, con particolare riferimento proprio al tema degli operatori sanitari e che, in ogni caso, faremo in modo che non subisca alcun tipo di penalizzazione chi accede alla pensione di vecchiaia e chi ha un’elevata anzianità contributiva.
Interrogazione sul Protocollo d’intesa tra Italia e Albania in materia di immigrazione
Presidente Meloni: Signor Presidente, approfitto anch’io, in chiusura di questo Premier questione time, per ringraziare lei e tutti i Gruppi, ma non ci sarebbe neanche bisogno di ringraziamenti. Ho avuto una lunga carriera parlamentare – anche se non qui al Senato della Repubblica – e, come si vede a volte dalla passione che metto nelle mie risposte, mi manca un po’ la vita in questo luogo, dove vengo volentieri.
La ringrazio per l’interrogazione, senatore Malan. Penso che l’accordo tra l’Italia e l’Albania sia estremamente importante e molto innovativo, che racconta uno spirito di cooperazione europea, e poi le dirò perché. È un accordo che nasce da alcune considerazioni condivise che io ho fatto con il primo ministro Rama – come lei ha detto correttamente – quando tutti quanti erano troppo impegnati a cercare di capire come avessi raggiunto l’Albania, per il ciclo “non ci hanno visto arrivare”: tutti pensavano che stessi in vacanza e, invece, stavo cercando di arrivare a un obiettivo che per me era molto importante. Le valutazioni da cui nasce l’accordo sono, naturalmente, che l’immigrazione irregolare di massa è un fenomeno che gli Stati membri dell’Unione europea non riescono ad affrontare da soli e che la collaborazione tra Stati dell’Unione e Stati extra Unione europea può da questo punto di vista essere estremamente preziosa.
Ho sentito – e mi dispiace – ogni genere di fake news su questo accordo. Ho compreso che vorremmo costruire una Guantanamo all’italiana, deportare i migranti, che l’accordo violerebbe il diritto internazionale. Ma vedete: l’unico diritto che l’accordo viola è quello dei trafficanti di esseri umani, che è stato garantito molto in passato, ma che certamente non garantirà questo Governo.
Dopodiché, l’accordo rispetta ovviamente il diritto internazionale. I migranti non vengono deportati, perché banalmente l’Albania non è la Germania nazista, ma è un Paese, uno Stato di diritto candidato all’ingresso nell’Unione europea e presieduto, tra l’altro, da un Premier socialista; Premier che la sinistra italiana ha cercato di far espellere dal Partito socialista europeo perché evidentemente non è più di sinistra accogliere i migranti o forse banalmente non è di sinistra aiutare l’Italia. Io penso che invece il premier Rama abbia dato un grande segno di disponibilità.
Semplicemente, quello che accade con questo accordo è che migranti soccorsi da navi delle autorità italiane possono essere condotti in centri gestiti in Albania con giurisdizione italiana; le procedure sono italiane, lì operano le nostre Forze dell’ordine, operano le nostre commissioni d’asilo. In quei centri si applica il diritto italiano, che è ovviamente anche diritto europeo. E anche qui un’altra fake news che ho sentito dire, nel solito tentativo affannoso di cercare il soccorso esterno quando non si sa quali argomenti utilizzare in patria, è che l’accordo è in violazione del diritto europeo. Poi ha risposto direttamente l’Europa, con diversi interventi, l’ultimo dei quali è proprio quello del cancelliere Scholz di ieri, che ha detto che l’accordo non viola le norme europee e anzi siamo interessati ad approfondirlo. È ciò che accade sempre quando si fanno delle cose sensate.
Si è detto anche che il Governo aveva esautorato il Parlamento. Non è nostra intenzione – il ministro Tajani, che ringrazio, lo ha già detto – esautorare il Parlamento, perché questo accordo chiaramente è una cornice. Ma noi sottoporremo in tempi rapidi alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche tutte le norme, quelle di spesa e di attuazione del protocollo. Anche il Parlamento, quindi, verrà coinvolto.
Detto questo, voglio approfittare di questa occasione per ringraziare da quest’Aula il Primo Ministro albanese e l’Albania tutta per il grande aiuto che ha offerto all’Italia in un momento di difficoltà. Credo che sia stato un atto di grande generosità e credo – permettetemi – che sia stata anche una grande lezione, soprattutto a chi ha sempre parlato di solidarietà europea senza di fatto mai riuscire a ottenerla. Oggi questo Governo ottiene solidarietà non solo dall’Europa, ma anche dai Paesi extraeuropei, perché fa proposte serie, che sono convincenti e che possono aiutare a risolvere i problemi non solo italiani, ma anche quelli di molti altri Paesi.