«Bisogna capire dove sta andando e che cosa vuole essere il PdL. Io ho detto cosa non voglio: non voglio più un partito di plastica, non voglio impresentabili in lista, non voglio un partito che non discute e non condivide decisioni, non voglio un partito di colonnelli, non voglio i parlamentari scelti da cinque persone in una stanza. Voglio un’altra cosa. Se il Popolo della Libertà resterà cosi, io non trovo stimoli per rimanere: la nostra gente merita ben altro. Invece se una totale rivoluzione si dovesse concretizzare e dovesse diventare un altro partito, pronto a essere interlocutore di categorie, famiglie, problemi del lavoro, dei giovani e delle donne, allora ci proverei ancora. Avremo le idee più chiare il prossimo 16 dicembre, giorno nel quale abbiamo organizzato a Roma una manifestazione anche con altri colleghi, come Guido Crosetto. In nessun caso intendo abbandonare il lavoro che abbiamo fatto per far nascere in Italia il Partito Popolare Europeo, per normalizzare il nostro bipolarismo, perciò non si torna indietro a ipotesi di operazioni nostalgia».
Dic 09
Meloni: "L’ex premier? Incomprensibile. Ma ora siamo obbligati a guardare avanti"
Dic 09
Meloni: “L’ex premier? Incomprensibile. Ma ora siamo obbligati a guardare avanti”
Dic 07
Non condivido la decisione di Riccardi, rivedere i parametri snatura il fondo
Non condivido la decisione del ministro Riccardi di rivedere i criteri di accesso al fondo di garanzia di 50 milioni di euro per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie di precari. Il ministero della Gioventù del precedente Governo ha stabilito che il fondo fosse rivolto a giovani coppie con un reddito annuale non superiore ai 35 mila euro e composto per almeno il 50% da lavoro precario, per l’acquisto di un immobile del valore non superiore ai 200mila euro e con il preciso divieto alle banche di chiedere garanzie ulteriori all’ipoteca sulla casa. Tali criteri stringenti sono stati pensati per evitare, come accaduto in passato, che il fondo fosse utilizzato dagli istituti di credito per concedere il mutuo a quei soggetti che lo avrebbero ottenuto in ogni caso. Rivedere questi parametri e ampliare la platea dei beneficiari significherebbe snaturare il fondo, tramutandolo in un sostegno più alle banche che ai giovani precari. Il sottoutilizzo del fondo è da imputarsi alla decisione del Governo di interrompere la campagna di comunicazione istituzionale già preparata e avviata dal precedente Esecutivo, e ripresa solo negli ultimi giorni, e all’assoluta mancanza da parte di Palazzo Chigi di qualsiasi forma di controllo e vigilanza per garantire il rispetto dell’accordo con l’Abi. Se il Governo reputa di non essere in grado di garantire l’applicazione del fondo, ne utilizzi le risorse per qualcos’altro o abbia almeno il pudore di cambiarne il nome da ‘fondo per giovani precari’ a ‘fondo di sostegno per le banche in difficoltà’